A Nerviano paese natio, i primi giorni malinconici di novembre, dedicati al ricordo dei morti, sono una poesia fatta di brina, di nebbia e tante nostalgie.
Mentre in Valle d’Aosta aperta e solatia che frequento da quando mi sono trasferita, in questo mese non si scherza quanto ad allegria. Stormi di uccelli neri si muovono insieme oscurando il cielo: cercano chissà cosa oltre il limite del bosco, tra i pascoli brulli e le rocce. Non cercano niente, perché non c’è niente da cercare: girano come seguendo un preciso rituale. Forse si radunano per darsi reciproco conforto negli erratismi invernali che la loro specie impone, e che li spinge verso il fondo delle valli per non morire di fame. I tempi delle chiacchere, dei saltelli, delle ricerche curiose di insetti tra gli anfratti sono di là a venire. Sembrano giocare agli uccelli di Hitchcock per impaurire i passanti quando in tantissimi sorvolano l’aria in un fruscio di squadra accompagnato da tenui versi di richiamo per mantenere lo stormo unito.
Ad alta quota tutto si stempera, i camosci sono scuri e irsuti, il mantello dei caprioli da color ruggine si fa grigiastro spento, più discreto. Il mondo sta diventando bianco e nero, ma non è ancora tempo di dimenticare i colori: gli alberi che segnano il confine con i pascoli nudi, i larici e i ciliegi selvatici sono vampate di gialli e rossi, incandescenti. Sopra l’arboretum di Entrebin, passando accanto al vecchio pero, che, lungo il sentiero fa cadere i suoi frutti per gli affamati di ogni specie, offre un’emozione impareggiabile. Trovarsi al cospetto degli ultimi aneliti d’autunno, per gli occhi che si stanno abituando all’idea dell’inverno e non si aspettano più tanto fulgore, è un effetto sorpresa quasi da choc.
In alto la prima neve spegne i colori dei larici facendo onore a se stessa e al suo candore vincente. Tabata salta fuori dall’auto aspettandosi tappeti di foglie secche, e invece, si bagna e si impregna del profumo dell’autunno. Poi, in casa, si acciambella sul tappeto e si gode, con la nostra stessa intensità il fuoco crepitante del camino.