Ho l’impressione che questo ottobre sarà come l’anno scorso. Un’estate torrida, temperature infuocate per un lasso di tempo infinito hanno stremato alberi e cespugli. E’ stato interessante, gironzolando in giardino, prendere nota di chi se l’è cavata. La magnolia ha mantenuto smeraldine le foglie, non solo: ne ha generate di nuove, nello stesso periodo in cui gli altri ciliegi ingiallivano. E’ deperito il Cornus con foglie curiosamente secche a metà, hanno patito le rose, spoglie a metà agosto, ma che, già a settembre hanno gonfiato le gemme come a primavera emanando, come allora, una fragranza che è la delizia delle mie narici quando ve le accosto dilatate e frementi come le froge di un asino.
Dalle gemme gonfie si sono poi svolte le roselline, che a ottobre sono grandicelle come a maggio. Ho sorpreso altre piante decise a rifarsi delle ristrettezze patite questa estate. I lillà hanno abbandonato le foglie stanche e imbronciate per aprirne di nuove, roride e sinuose. Le piante stanche di starsene col fiato corto da asmatico, hanno voluto di nuovo respirare a pieni polmoni, e pazienza se queste ultime boccate d’aria prima del freddo costeranno fatica la primavera prossima. Avranno capito che col tempo che fa, l’unica è starsene nel qui e ora. Ora che si sta tanto bene, con questa aria frizzante e tiepida a un tempo, che goduria! Facciamo come fosse di nuovo primavera, si saranno dette, chissà che sia davvero così! Magari l’inverno nemmeno ci sarà, vallo a sapere! E così è una stagione davvero curiosa, sembra fatta apposta per convalidare la tesi che il primo mese di primavera è ottobre. Perché avvengono adesso la germinazione e germogliazione, perché si interrano adesso i bulbi che fioriranno a primavera e che quindi, a rigore, inizia quando se ne pone la prima pietra o bulbo che dir si voglia. In una stagione che, nel vecchio calendario segnava l’inizio del nuovo anno.