Quest’anno siamo costretti in casa, ma fortunatamente, adesso che il peggio è passato, almeno per me, mi godo l’esplosione delle fioriture di bulbi primaverili del giardino. Mentre il nostro prato è spontaneamente curato da Tabata, la nostra cagnolona, con velleità da giardiniera, nel giardino roccioso e a ridosso del sentiero che porta all’ingresso, dove lei non calpesta, è tutto una punteggiatura di margheritine, tulipani, narcisi e muscari, che si stagliano in piccole macchie, disseminate dai nostri capricci. Per anni ho disdegnato i giacinti perché mi sembravano fiori di plastica, poi ho preso l’abitudine di prenderne due o tre bulbi all’anno, da mettere nell’acqua per forzarne la fioritura a Natale, e dopo di conservare i bulbi, per pena verso le povere piante, vittime del mio effimero desiderio di sentirne il profumo per casa. Al disgelo li pianto in un angolo del giardino, non per ottenerne bellezza ma per rispetto alla vita. E quando nel secondo aprile, dopo il trapianto,
Chiara, fresca e dolce ortensia
Hydragena quercifolia è la protagonista di un angolo di giardino, all’ombra o a mezzo ‘ombra, tutto giocato sulle infinite sfumature del verde